Enti pubblici UE vuole standard aperti


Bruxelles vuole che gli enti pubblici del Vecchio Continente adottino in massa standard e tecnologie aperti, un’operazione destinata – secondo le stime della UE – ad affrancare da dipendenze e sprechi

La UE ha approntato una nuova guida di indirizzo per i responsabili IT dei vari livelli dell’amministrazione pubblica del Vecchio Continente, un’iniziativa tesa a facilitare il passaggio di comuni, regioni e stati agli standard e alle tecnologie open source con conseguente risparmio economico.

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Stando a quanto sostiene Bruxelles, grazie a software e formati open si può arrivare a una riduzione di 1,1 miliardi di euro nei costi dell’amministrazione pubblica europea.

L’obiettivo primario della UE è quelli di evitare il fenomeno – sin troppo comune – del “lock-in” delle amministrazioni rispetto a un singolo prodotto o produttore, una eventualità deleteria che favorisce solo la proliferazione di soluzioni proprietarie, i cui produttori possono determinare l’andamento del mercato.

Il vice-presidente della Commissione Europea e responsabile per l’Agenda Digitale Neelie Kroes spiega che “gli standard aperti favoriscono la concorrenza, promuovono l’innovazione e consentono di risparmiare”. “La guida pubblicata oggi aiuterà le autorità nazionali a cogliere tutte le opportunità di innovazione ed efficienza”, continua Kroes.

La guida preparata dalla UE fornisce i “principi fondamentali” da seguire per garantire l’interoperabilità dei sistemi TIC e per valutare gli standard esistenti in modo “corretto e trasparente” prima della loro adozione. Bruxelles parla poi di riunioni da organizzare tra le parti interessate (fornitori di apparati e soluzioni TLC, amministrazioni pubbliche, società civile) così da far emergere casi di interesse e esempi virtuosi, esaminare i problemi in campo e “suggerire soluzioni comuni”.

Via (AM – punto-informatico)

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